Cartografie delle vene torino

Questa tecnica demolitiva è stata descritta per la prima volta nel 1907 da un medico americano, il Dr. Babcock e poteva essere effettuata solo se il sistema profondo non è danneggiato per cui, prima di procedere, occorreva effettuare esami come l’ultrasonografia doppler o una flebografia che è un esame radiologico con mezzo di contrasto.

Il nuovo metodo conservativo

Con l’avanzare del tempo e grazie agli studi del Dr. Claude Franceschi, che già dagli anni ’80 dello scorso secolo ebbe l’intuizione di utilizzare un sistema di diagnostica che impiegasse sia il doppler sia l’ecografia per effettuare lo studio del circolo venoso delle gambe, la tendenza diventò quella di utilizzare l’EcoColorDoppler, un sistema di indagine per definire una mappa precisa dello stato delle vene del soggetto in esame.

La cartografia delle varici delle gambe, quindi, è un sistema di diagnostica emodinamica dell’insufficienza venosa degli arti inferiori che si prefigge lo scopo di andare ad individuare i punti carenti nel deflusso sanguigno venoso attraverso l’esplorazione della vena femorale comune, superficiale e profonda, delle vene tibiali, della cross safeno-femorale e lo studio del tronco safenico interno.

Quali rimedi adottare

Grazie allo studio del circolo venoso ed alla cartografia delle varici delle gambe è possibile cercare di rimettere in funzione il circolo venoso senza ricorrere per forza alla chiusura o alla rimozione delle vene adottando un sistema d’intervento mirato che permetta di salvaguardare e conservare il più possibile e ripristinando la corretta funzionalità di drenaggio del sistema venoso.

Nel suo nuovo studio nel Centro Piero della Francesca in corso Svizzera 185/bis a Torino, il Dott. Giorgio Ovidio Bitossi, chirurgo vascolare di grande esperienza, potrà consigliarvi al meglio su come intervenire e, grazie alle moderne tecnologie in dotazione, potrà risolvere il vostro problema adottando la tecnica più adatta.

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